L’installazione artistica s’intitola Primavera Silenziosa. Trae il suo nome dal libro di Rachel Carson, un testo che durante gli anni sessanta ha scosso le coscienze riguardo agli effetti devastanti dell’uso indiscriminato dei pesticidi, suscitando un acceso dibattito il cui impatto fu profondo e duraturo, contribuendo a una crescente
consapevolezza sui temi ambientali. Il suo lavoro ha infatti contribuito a trasformare la percezione pubblica del rapporto tra uomo e natura, sottolineando come le azioni umane possano avere conseguenze globali. In Primavera Silenziosa Carson, dipinge un futuro inquietante in cui la primavera arriva ma il “canto degli uccelli” è assente, un mondo in cui la bellezza e la biodiversità sono ridotte al silenzio.
L’opera offre un’esplorazione tangibile di due futuri contrapposti: il primo è un paesaggio degradato, caratterizzato da erbe spontanee, disposte in modo caotico. Questo ambiente arido e inospitale vuole essere la manifestazione concreta di uno scenario desolato, dove la vita è stata ridotta ai suoi minimi termini. La terra, ormai sterile e priva di vitalità, non è più in grado di sostenere la rigogliosità che un tempo la caratterizzava.
I pochi arbusti che sopravvivono sono sparsi, privi di quella struttura che una vegetazione sana e prospera normalmente presenta. Questo primo ambiente infatti vuole rappresentare il fallimento della simbiosi tra uomo e natura.
Al centro della composizione poi, in netta opposizione, un pergolato si erge come un’oasi di vita e speranza. Al suo interno un tappeto di fiori colorati pende dall’alto: i petali vibranti e il verde rigoglioso offrono una visione di abbondanza e vitalità. Habitat favorevole per gli impollinatori, questo quadrato floreale vuole suggerire un futuro alternativo, possibile solo se si sceglie di vivere in armonia con la natura. Il contrasto serve a sottolineare la scelta fondamentale che abbiamo: continuare sulla via della distruzione o abbracciare un percorso di rinascita e rigenerazione. Uno specchio a terra riflette il cielo e i fiori sopra di esso, questo elemento non è solo decorativo ma ha una funzione simbolica e riflessiva, capovolge la prospettiva, invitando i visitatori a vedere non solo il riflesso del mondo florido sopra, ma anche a riconoscere la loro posizione in questo contesto. La riflessione diventa un momento di auto-esame e consapevolezza: osservando il riflesso del mondo ideale, il visitatore è chiamato a confrontarsi con la realtà del paesaggio arido che ha appena attraversato e a considerare le proprie responsabilità verso l’ambiente.
L’installazione dunque esplora il concetto di interconnessione tra uomo e natura e diventa un mezzo per riflettere sulla nostra capacità di influenzare il mondo e sulla necessità di un’azione consapevole. La dicotomia tra il deserto e l’oasi non è solo un contrasto visivo, ma una metafora della nostra scelta collettiva tra distruzione e cura. Primavera Silenziosa ci sfida a considerare quale mondo vogliamo ereditare, e a riconoscere che la bellezza e la vita sono fragili e preziose. Non è solo una rappresentazione di scenari futuri, ma un invito a riflettere su come le nostre azioni influenzano il destino del pianeta. La bellezza riflessa nello specchio ci ricorda che un futuro prospero è possibile, ma dipende da come scegliamo di interagire con il nostro ambiente.